Castello di Bianello
Quattro colli abbracciano il territorio di Quattro Castella sull'Appennino di Reggio Emilia: da levante a ponente potete ammirare il Monte Vetro, Bianello, Monte Lucio e Monte Zane. Su tutti sorgevano, tempo fa, altrettanti castelli ma soltanto l'antico maniero di Bianello si è conservato integro, oggi inserito in un’oasi naturalistica protetta di 160 ettari.
Sul colle di Bianello potete vedere, dunque, la roccaforte a pianta poligonale nei secoli dimora e fortezza dei Canossa: forse già dalla prima metà del X secolo esisteva una torre, ma si hanno notizie certe a partire dall’anno 1044.
La gran contessa Matilde di Canossa risiedeva quasi abitualmente a Bianello: qui ospitò Enrico IV penitente, prima dell'incontro del 1077; qui soggiornarono papi e principi; qui nel 1111 Matilde ricevette Enrico V, reduce dall'incoronazione a Roma, e fu da lui proclamata vicaria imperiale in Italia: erano le premesse della pace, di dieci anni dopo, al Concordato di Worms.
Il nucleo originario del Castello di Bianello è costituito dalla torre collocata sul lato occidentale articolata su cinque livelli. Diverse sono le tracce e gli elementi che testimoniano le varie fasi di ampliamento del castello, tra cui le finestre a bifore ed i fregi decorativi in cotto.
Appena oltrepassato l’ingresso vi è una piccola e raffinata corte interna che contiene la cisterna di raccolta dell’acqua e di grande interesse sono le cucine completamente ristrutturate. In una stanza, un dipinto del sec. XIV rappresenta Matilde con in mano il fiore del melograno ed il motto "tuetur et unit".
Dallo scalone neobarocco si accede al piano nobile dove si apre l’appartamento con stanze affrescate, sale da ballo e ricevimento. In una delle stanze al piano terreno si può ammirare un dipinto che rappresenta la contessa Matilde che tiene in mano il fiore del melograno, simbolo della chiesa. Il dipinto è opera ottocentesca del pittore reggiano Ugolini.
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Nel mese di giugno 2024, dopo un lungo intervento di ricerca e restauro, il castello si arricchisce di nuovi spazi vivibili dalla cittadinanza.
Viene presentato al pubblico il lavoro di rafforzamento e messa in sicurezza delle mura e dei bastioni e aprono i battenti due nuovi “tesori verdi” del Castello di Bianello: il Giardino segreto e il Giardino dei profumi.
Si tratta di due aree del maniero recuperate grazie ai fondi del Pnrr (“Programmi per valorizzare l’identità dei luoghi: parchi e giardini”) che hanno premiato il progetto presentato dal Comune di Quattro Castella teso a riscoprire un angolo nascosto fin qui (Giardino segreto) e a valorizzare l’area verde presente sul “belvedere” con un restyling che ha portato alla nascita di un vero e proprio Giardino dei profumi ispirato alla figura di Hildegarda di Binden.
IL GIARDINO DEI PROFUMI
Nel 2023, il progetto di restauro a cura della paesaggista Silvia Ghirelli ha completamente trasformato l’aspetto e la funzionalità delle aiuole del Giardino del Belvedere, rimuovendo gli evidenti segni di degrado accumulati nel corso dei decenni precedenti.
Il fulcro del progetto è stato il ridisegno delle due aiuole centrali, ora delimitate da eleganti bordure in pietra e ospitanti una selezione di erbe aromatiche e officinali, tipiche dell’epoca medievale e della vita quotidiana di allora. All’interno di questo spazio, un intricato sistema di percorsi lastricati permette ai visitatori di muoversi agilmente tra le varie piantagioni, consentendo un contatto diretto e sensoriale con le nuove essenze. Il giardino del Belvedere ha acquisito così una nuova identità e significato, tanto che ora è conosciuto con il suggestivo nome di “Giardino dei Profumi”. Questa denominazione evocativa si riferisce alla ricca varietà di erbe aromatiche e officinali che popolano le aiuole, emanando profumi avvolgenti e invitanti. Ogni passo è accompagnato da fragranze delicate e avvolgenti, mentre le piante si lasciano accarezzare dalle mani curiose dei visitatori, consentendo un contatto diretto e tangibile con la natura.
IL GIARDINO SEGRETO
Questa parte del giardino si distingue come un autentico “Giardino Segreto”, poiché l’accesso è riservato esclusivamente agli ospiti provenienti dall’appartamento privato, un tempo dimora di Carlo Bacigalupo. La scelta di mantenere intatto questo ingresso è stata dettata dalla volontà di preservare l’essenza stessa del progetto originale, fedele alla visione degli ideatori del giardino. Durante il processo di restauro, particolare attenzione è stata dedicata alla conservazione e all’elevazione del sistema di percorsi già esistenti. Questo è stato realizzato mediante l’introduzione strategica di siepi di Buxus sempervirens, una specie vegetale già presente nel contesto ambientale, caratterizzata da una notevole capacità di adattamento alle condizioni locali. In aggiunta, sono state identificate e selezionate altre varietà di piante ornamentali che, pur insediandosi spontaneamente prima dell’intervento di restauro, sono state mantenute e integrate nel nuovo progetto. Queste piante sono state impiegate per rivestire le scarpate, svolgendo un duplice ruolo di stabilizzazione del terreno e limitazione dell’accesso dei visitatori nei punti critici del giardino. Al fine di rispettare l’originale disegno del giardino, è stata presa la decisione di reintrodurre due esemplari di Cupressus sempervirens, posizionandoli in prossimità dei loro predecessori.
LE MURA E I BASTIONI
I lavori sulle mura del Bianello iniziano nel 2017 con l’intervento sul portale del castello. È in questo primo atto che si delinea l’approccio di lavoro che si adotterà per l’intera cinta muraria ed i giardini storici in essa contenuti. La fase di raccolta dei dati (indagine storico-critica, rilievo 3D fotogrammetrico, analisi chimico-fisica sui materiali, saggi sulle murature) ha permesso di individuare materiali, tecniche costruttive, patologie ed entità dei danni subiti nei secoli. I dati sono stati sintetizzati e messi a sistema: si è delineata una lettura “archeologica” degli elevati, ovvero una definizione puntuale delle zone omogenee (per materiali e tecniche costruttive) presenti nelle murature che ha restituito una ipotesi di cronologia costruttiva della cinta in rapporto al castello. Il cantiere si è svolto su circa 1400 mq di superficie delle mura e altrettanta superficie dei giardini.
Gli interventi sono stati definiti attraverso una sintonia completa tra i progettisti architetti, ingegneri, paesaggisti, l’ufficio tecnico comunale ed i funzionari della Soprintendenza di Bologna e Regione ER. Le azioni conservative e compatibili con la storicità delle murature, sono state affiancate dall’inserimento –reversibile- di parti metalliche strutturali contemporanee che, fungendo da parapetti, hanno reso i luoghi fruibili in sicurezza.
E’ possibile visitare il castello solo tramite visita guidata. Per le scuole e i bambini vengono organizzate animazioni e laboratori.